Tutte le donne di Prassagora

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Pride and Prejudice, Jane Austen

giovedì 6 agosto 2015

Orgoglio Curvy? Non per Instagram, che poi ci ripensa


La notizia dell’abolizione dell’hashtag “curvy” da parte di Instagram aveva fatto molto scalpore:  l’app aveva bloccato la parola nei risultati di ricerca, per evitare che venisse usata per condividere foto di nudo non consentite dal regolamento.

Le nuove regole del social network avevano delineato un approccio molto più restrittivo rispetto al passato, anche se poi qualche contraddizione c’è sempre. Per esempio, si potevano ancora cercare, al momento,“#curvygirl” e “#curvywomen”.


Una portavoce ha spiegato: “Confermo che abbiamo bloccato l’hashtag #curvy. Era usato per condividere contenuti che violano le nostri linee guida sulla nudità. Va sottolineato che il blocco non ha niente a che vedere con il termine ‘curvy’ in se stesso“.

La censura dell’hashtag è poi stata rimossa dopo la reazione degli utenti del noto social, attraverso la creazione dell’hashtag #stillcurvy   e la mobilitazione di numerose influencers IG,  impegnate da tempo nella divulgazione della accezione positiva del termine “curvy” per identificare una comunicazione body positive attraverso l’utilizzo proprio di Instagram. In ogni caso la presa di posizione della nota app, ha aperto un grosso dibattito in rete a proposito di ciò che è lecito postare all’interno dei social network.

“Curvy” è l’aggettivo inglese che indica una donna dalle forme prosperose, e il relativo hashtag dovrebbe avere la funzione di disseminare e trovare più facilmente contenuti collegati a questo tema.
Altri hashtag come #anorexic, #anorexilove, #straightwomen che corrono lo stesso rischio non sono stati bannati.
La decisione ha creato un vero e proprio movimento d’opinione e sollevato polemiche visto che questo termine viene ormai utilizzato per indicare corpi formosi in un’accezione positiva, in lotta con le discriminazioni fisiche.


Il punto non è che #curvy è meglio di #skinny nella società o nel settore della moda.
Perché si lotta per l’inclusione e l’accettazione di tutte le forme e dimensioni, perché si può essere belle sempre fino a quando si è in forma e sani.



Perché dovrebbe essere accettabile vedere una modella magrissima in una foto piuttosto che una donna curvy?
Il tema è capire se i social networks possano decidere al posto nostro e operare nella direzione opposta del principio su cui sono nati e si sono evoluti: dare a ognuno la possibilità di incontrarsi e discutere su tutto, nel regno in perenne costruzione della libertà d’espressione.
Tornando al caso “curvy”, anche i contenuti sotto l’hashtag  #Thin possono condurre a nudità di altra natura, a immagini di donne magre, esili, sottili, perfino anoressiche.

Il problema è appunto chi decide cosa deve essere bannato?

Innanzitutto occorre ci sia una segnalazione che viene raccolta da uno gruppo di esperti che lavorano al servizio di queste piattaforme; esistono tabelle, corredate di istruzioni a cui gli esperti devono attenersi, che consentono loro di prendere immediati provvedimenti  di fronte a violazioni evidenti della policy dell’azienda e del sito per cui lavorano: immagini scioccanti come corpi nudi, sangue, pedopornografia, testi altamente equivoci, insulti.


Tuttavia le cose non sono sempre così lineari.
Ricorderete il caso della richiesta di neomamme e dei loro supporter di non cancellare i post in cui si vedono neonati allattati al seno. Facebook non lo permetteva.
Altre volte, invece la decisione è semplice: ad esempio nel caso della rimozione delle teste mozzate dall’Isis all’interno dei post di Twitter.

La questione del controllo dei contenuti sensibili sui social media è un nodo che dovrà trovare soluzione, attraverso un equilibrio tra libertà d’opinione e rispetto della pubblica decenza e divieto di atti osceni, potendo considerare le piattaforme dei social come “luogo pubblico” essendo accessibile a qualunque utente tramite iscrizione.

 Photo credits:
Manik Mag, Lucio Giordano, Daily Mail, The Fashion Loser

Articolo originariamente pubblicato su Stream! Magazine

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