Ascoltando il discorso di insediamento del nostro nuovo
Presidente della Repubblica un primo commento mi viene spontaneo da scrivere: non ha dimenticato proprio nessuno.
A cominciare dai ringraziamenti di rito alle Alte cariche
istituzionali ha condotto un discorso lineare, privo d’ogni retorica di maniera
e diretto non solo ai Parlamentari ma al cuore del Paese e dei cittadini
italiani.
Ha rivolto un “pensiero
deferente” ai suoi predecessori Carlo
Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano,
il primo assente per motivi di salute, il secondo presente in aula e visibilmente
emozionato, seppur nella massima compostezza e dignità.
“Essi hanno svolto la
loro funzione con impegno e dedizione esemplari. A loro va l’affettuosa riconoscenza
degli italiani. Al Presidente Napolitano che in un momento difficile ha
accettato l’onere di un secondo mandato un ringraziamento particolarmente
intenso”.
Rende omaggio alla Corte
Costituzionale, organo di alta garanzia a tutela della nostra carta
fondamentale; al Consiglio Superiore
della Magistratura, presidio di indipendenza e a tutte le magistrature.
“Avverto pienamente la
responsabilità del compito che mi è stato affidato: la responsabilità di
rappresentare l’Unità nazionale innanzitutto, unità che lega indissolubilmente
i nostri territori dal nord al mezzogiorno ma anche di rappresentare l’unità
costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri
concittadini.
Questa unità rischia
di essere difficile, fragile, lontana. L’impegno di tutti dev’essere rivolto a
superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga
crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del
nostro paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.
Ha aumentato le
ingiustizie, ha generato nuove povertà, ha prodotto emarginazione e solitudine.
Le angosce si annidano
in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai
ragazzi.
Il lavoro che manca
per tanti giovani, specialmente nel mezzogiorno, la perdita di occupazione,
l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi
sociali fondamentali: sono questi i punti dell’agenda
esigente su cu sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo.
Dobbiamo saper
scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi
e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.
Per uscire dalla crisi
che fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea va alimentata
l’inversione del ciclo economico da lungo tempo atteso.
È indispensabile che
al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita
da articolare innanzitutto a livello europeo.
Nel corso del semestre di
Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo a cui rivolgo un
saluto e un augurio di buon lavoro, ha opportunamente seguito questa strategia.
Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene
unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e
pari dignità sociale.
Quel patto impegna la
Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza.
L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di
dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che
abbiamo di fronte. Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di
trovar modo di esprimersi compiutamente.
Penso ai giovani che coltivano i propri talenti
e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito;
Penso alle imprese
piccole, medie e grandi che tra difficoltà rilevanti trovano il coraggio di
continuare a innovare e a competere sul mercato internazionale;
Penso alla Pubblica
Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i
principi costituzionali adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove
tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione,
trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.
Non servono generiche
esortazioni a guardare al futuro, ma piuttosto la tenace determinazione di
tutte le risorse della società italiana. Parlare di unità nazionale allora
significa ridare al Paese un orizzonte di speranza: perché questa speranza non
rimanga un’evocazione astratta. Occorre ricostruire quei legami che tengono
insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive della
nostra comunità, in patria come all’estero.
Ai connazionali nel
mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle
numerose comunità straniere presenti nel nostro paese.
La strada maestra di
un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione quando sottolinea il
ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla
vita pubblica.
La crisi della
rappresentanza ha reso deboli e inefficaci gli strumenti tradizionali della
partecipazione mentre dalla società emergono con forza due modalità di
espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei
suoi soggetti. Questo stesso parlamento presenta elementi di novità e di
cambiamento; la più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Si
tratta di un risultato prezioso che troppe volte la politica finisce per
oscurare dietro polemiche e conflitti.
I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese
dei propri coetanei. Rappresentano inoltre con la capacità critica e persino di
indignazione la voglia di cambiare.
A loro in particolare
chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero Unità Nazionale, non dimenticando mai
l’essenza del mandato parlamentare:
l’idea cioè che in queste aule non si è espressione di un segmento della
società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e tutti insieme al
servizio del Paese.
Tutti sono chiamati ad
assumere per intero questa
responsabilità: condizione primaria per riaccostare gli italiani alle
istituzioni è intendere la Politica come servizio al bene comune, patrimonio di
ognuno e di tutti.
È necessario
ricollegare alle istituzioni quei tanti nostri concittadini che le avvertono
lontane ed estranee. La Democrazia non è una conquista definitiva ma va
inverata continuamente individuando le formule più adeguate al mutamento dei
tempi.
È significativo che il
mio giuramento sia avvenuto mentre sta per compiersi di un’ampia e incisiva
riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle
singole soluzioni che competono il Parlamento nella sua sovranità, desidero
esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con
l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra Democrazia. Riformare cioè la
Costituzione per rafforzare il processo democratico.
Vi è anche la
necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del
processo legislativo rilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali in
una corretta dialettica parlamentare.
Come è stato più volte
sottolineato dal Presidente Napolitano la nostra priorità è costituita
dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il
Parlamento.
Nel linguaggio
corrente si è soliti tradurre il ruolo del Capo dello Stato che è il ruolo di un
arbitro, di garante della
Costituzione: è un’immagine efficace, all’arbitro compete la puntuale applicazione
delle regole. L’arbitro dev’essere e
sarà imparziale”.
A queste parole si apre una standing ovation a tutti gli effetti, accompagnata da un lungo,
scrosciante applauso dei parlamentari presenti.
Dopodichè riprende: “I
giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è
garante della Costituzione. La garanzia più forte della Costituzione consiste
peraltro nella sua applicazione, nel viverla, giorno per giorno.
Garantire la
Costituzione significa garantire il diritto
allo studio dei nostri ragazzi, diritto allo studio in una scuola moderna
in ambienti sicuri: significa garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere
la cultura diffusa e la ricerca di
eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i
nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la
pace. Significa garantire i diritti dei
malati. Significa che ciascuno
concorra con lealtà alle spese della comunità nazionale.
Significa che si possa
ottenere giustizia in tempi rapidi.
Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa
rimuovere ogni barriera che limiti i
bisogni delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società.
Significa garantire l’autonomia e il
pluralismo dell’informazione,
presidio di Democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di
tanti che settant’anni fa liberarono l’Italia dal Nazifascismo. Significa libertà, libertà dello sviluppo dei
diritti civili, della sfera sociale come quella economica, della sfera
personale e affettiva.
Garantire la
Costituzione significa diffondere un forte senso di Legalità.
La lotta alla Mafia e quella alla Corruzione sono priorità assolute.
La corruzione ha raggiunto un livello
inaccettabile: divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini;
impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le
consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.
L’attuale Pontefice Francesco, che ringrazio per
il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, Francesco ha usato parole severe contro i corrotti: uomini di buone maniere ma di cattive abitudini.
È allarmante la
diffusione delle Mafie antiche e nuove anche in aree geografiche storicamente
immuni: un cancro pervasivo che distrugge speranze, impone gioghi e
sopraffazione, calpesta diritti.
Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della
Magistratura e delle Forze dell’Ordine che spesso rischiano la vita e si
battono per contrastare la criminalità organizzata.
Nella lotta alle Mafie
abbiamo avuto molti eroi: penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino.
Per sconfiggere la
Mafia occorre una moltitudine di
persone oneste, competenti, tenaci e una dirigenza politica e amministrativa
capace di compiere il proprio dovere.
Altri rischi
minacciano la nostra convivenza: il Terrorismo
internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e
tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti.
Siamo inorriditi dalle
barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio oriente
e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.
Il nostro Paese ha
pagato più volte in un passato non lontano il prezzo dell’odio e
dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché. Stefano Taché è rimasto ucciso nel vile attentato
alla Sinagoga nel 1982 a Roma. Aveva solo due anni Era un nostro bambino, un
bambino italiano.
La pratica della
violenza in nome della Religione sembrava un capitolo chiuso della nostra storia,
da tempo. Va condannato e combattuto chi strumentalizza il proprio Credo,
violando il diritto fondamentale alla Libertà religiosa.
Considerare il Terrorismo nell’ottica di scontro tra
religioni e civiltà sarebbe, io credo, un grave errore: la minaccia è molto più
profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di
tolleranza, di convivenza.
Per minacce globali
servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere
rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali. I predicatori di odio e
coloro che reputo assassini, utilizzano Internet e i mezzi di comunicazione più
sofisticati che sfuggono per loro stessa natura a una dimensione territoriale.
La comunità
internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse. Nel salutare il
corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo l’auspicio di
intensa collaborazione anche in questa direzione.
La lotta al Terrorismo va compiuto con fermezza, intelligenza, capacità di
discernimento: una lotta impegnativa che non può prescindere dalla
Sicurezza. Lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena
e libera dalla paura.
Il sentimento della
Speranza ha contrassegnato l’Europa del Dopoguerra e della Caduta del muro di
Berlino: speranza di libertà di ripresa dopo la Guerra, speranza di
affermazione dei ruoli di Democrazia dopo il 1989.
Nella nuova Europa
l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità: un approdo sicuro, ma
soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere sfide globali. L’UE
rappresenta oggi ancora una volta una prospettiva
di speranza e di vera unione politica che va rilanciata senza indugio.
L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento degli
spazi europei di Libertà, Sicurezza e
Giustizia.
Le guerre, gli
attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le
carestie generano ingenti masse di profughi: milioni di individui e famiglie in
fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa nei
diritti e nella democrazia. E’ questa un’emergenza umanitaria grave e dolorosa
che deve vedere l’Europa, l’UE più attenta,
impegnata e solidale.
L’Italia ha fatto e
sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori ai vari
livelli per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.
A livello
internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della Pace
che vede impegnati i nostri militari in tante missioni dev’essere consolidata
con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale senza
la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi.
Alle Forze Armate
elemento sempre più essenziale ed efficace della nostra politica estera di
sicurezza rivolgo un sincero ringraziamento ricordando quanti hanno perduto al
loro vita nell’assolvimento del loro dovere. Occorre continuare a dispiegare il
massimo impegno affinché la delicata
vicenda dei nostri Fucilieri di Marina i cui nomi ben conosciamo, (…)
auspichiamo che questa vicenda trovi al più presto una conclusione positiva,
con il loro definitivo ritorno in Patria. Desidero rivolgere un pensiero ai
civili, impegnati in zone spesso rischiose nella preziosa opera di cooperazione
in zone in via di sviluppo.
I tre italiani Padre
Dall’Oglio, Giovanni Lo Corto e Renzo Scaramigli, di cui non si hanno notizie
della loro sorte in terre difficili e martoriate a loro e ai loro familiari va
la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio
di far presto ritorno alle loro case.
Il Presidente conclude con un accorato appello ai presenti:
“Onorevoli Parlamentari, Signori
Delegati:
per la nostra gente il
volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni l’Ospedale,
il Municipio, la Scuola, il Tribunale, il Museo…
Mi auguro che negli
uffici pubblici e nelle istituzioni possano rivolgersi con fiducia i volti
degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi, i
volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà, il volto di chi soffre,
dei malati e delle loro famiglie che portano sulle spalle carichi pesanti, il
volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto;
il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura
economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi; il volto di
chi dona con generosità il proprio tempo per gli altri, il volto di chi non si
arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le Ingiustizie e quello di chi
cerca una via di riscatto.
Sono storie di donne e
di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche,
culturali, religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che
vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale: un popolo che si senta davvero
comunità e che cammini con una speranza nuova verso un futuro di serenità e di
pace”.
Viva la Repubblica,
Viva l’Italia!
Dopo un discorso di tale spessore e levatura, cosa rimane da
dire?
Forse il fatto che non sono proprio certa che ci meritiamo ancora un Presidente come questo: tuttavia ne
avevamo un bisogno più che mai disperato.
La Speranza è la sola luce che può guidarci nelle ombre del
presente e tenerci saldi per affrontare un futuro quanto mai incerto.
Grazie di cuore Presidente, per aver accettato una simile
responsabilità sulle spalle in un momento come questo. Speriamo che illuminati dalle Sue parole anche le altre
figure istituzionali si possano ispirare ai valori richiamati in questo
discorso di insediamento, per diventare finalmente il Paese che dovremmo essere
al posto del Paese lacerato e provato che siamo ora.
Viva la Repubblica degli Italiani: onesti, lavoratori e
tenaci. Come Lei, come noi.
Nessun commento:
Posta un commento