Tutte le donne di Prassagora

Tutte le donne di Prassagora
Pride and Prejudice, Jane Austen

martedì 3 febbraio 2015

Il discorso del Re, no del Presidente della Repubblica






Ascoltando il discorso di insediamento del nostro nuovo Presidente della Repubblica un primo commento mi viene spontaneo da scrivere: non ha dimenticato proprio nessuno.
A cominciare dai ringraziamenti di rito alle Alte cariche istituzionali ha condotto un discorso lineare, privo d’ogni retorica di maniera e diretto non solo ai Parlamentari ma al cuore del Paese e dei cittadini italiani.
Ha rivolto un “pensiero deferente” ai suoi predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, il primo assente per motivi di salute, il secondo presente in aula e visibilmente emozionato, seppur nella massima compostezza e dignità.

Essi hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari. A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani. Al Presidente Napolitano che in un momento difficile ha accettato l’onere di un secondo mandato un ringraziamento particolarmente intenso”.
Rende omaggio alla Corte Costituzionale, organo di alta garanzia a tutela della nostra carta fondamentale; al Consiglio Superiore della Magistratura, presidio di indipendenza e a tutte le magistrature.

Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato: la responsabilità di rappresentare l’Unità nazionale innanzitutto, unità che lega indissolubilmente i nostri territori dal nord al mezzogiorno ma anche di rappresentare l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini.
Questa unità rischia di essere difficile, fragile, lontana. L’impegno di tutti dev’essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.
Ha aumentato le ingiustizie, ha generato nuove povertà, ha prodotto emarginazione e solitudine.
Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi.
Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali: sono questi i punti dell’agenda esigente su cu sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo.
Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.
Per uscire dalla crisi che fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea va alimentata l’inversione del ciclo economico da lungo tempo atteso.
È indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita da articolare innanzitutto a livello europeo. 
Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo a cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro, ha opportunamente seguito questa strategia. Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale.

Quel patto impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza. L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte. Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovar modo di esprimersi compiutamente.
Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito;
Penso alle imprese piccole, medie e grandi che tra difficoltà rilevanti trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sul mercato internazionale;
Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.

Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro, ma piuttosto la tenace determinazione di tutte le risorse della società italiana. Parlare di unità nazionale allora significa ridare al Paese un orizzonte di speranza: perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta. Occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive della nostra comunità, in patria come all’estero.
Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro paese.
La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica.

La crisi della rappresentanza ha reso deboli e inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione mentre dalla società emergono con forza due modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti. Questo stesso parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento; la più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Si tratta di un risultato prezioso che troppe volte la politica finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti.

I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano inoltre con la capacità critica e persino di indignazione la voglia di cambiare.
A loro in particolare chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero Unità Nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare: l’idea cioè che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e tutti insieme al servizio del Paese.

Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità: condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la Politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti.
È necessario ricollegare alle istituzioni quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee. La Democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi.
È significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per compiersi di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni che competono il Parlamento nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra Democrazia. Riformare cioè la Costituzione per rafforzare il processo democratico.
Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo rilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali in una corretta dialettica parlamentare.

Come è stato più volte sottolineato dal Presidente Napolitano la nostra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.
Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il ruolo del Capo dello Stato che è il ruolo di un arbitro, di garante della Costituzione: è un’immagine efficace,  all’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro dev’essere e sarà imparziale”.

A queste parole si apre una standing ovation a tutti gli effetti, accompagnata da un lungo, scrosciante applauso dei parlamentari presenti.

Dopodichè riprende: “I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia più forte della Costituzione consiste peraltro nella sua applicazione, nel viverla, giorno per giorno.

Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi, diritto allo studio in una scuola moderna in ambienti sicuri: significa garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra con lealtà alle spese della comunità nazionale.

Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i bisogni delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. Significa garantire l’autonomia e il pluralismo dell’informazione, presidio di Democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settant’anni fa liberarono l’Italia dal Nazifascismo. Significa libertà, libertà dello sviluppo dei diritti civili, della sfera sociale come quella economica, della sfera personale e affettiva.

Garantire la Costituzione significa diffondere un forte senso di Legalità.
La lotta alla Mafia e quella alla Corruzione sono priorità assolute.
La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile: divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini; impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.

L’attuale Pontefice Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi,  Francesco ha usato parole severe contro i corrotti: uomini di buone maniere ma di cattive abitudini.

È allarmante la diffusione delle Mafie antiche e nuove anche in aree geografiche storicamente immuni: un cancro pervasivo che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazione, calpesta diritti.
Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della Magistratura e delle Forze dell’Ordine che spesso rischiano la vita e si battono per contrastare la criminalità organizzata.
Nella lotta alle Mafie abbiamo avuto molti eroi: penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Per sconfiggere la Mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci e una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.

Altri rischi minacciano la nostra convivenza: il Terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti.
Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.

Il nostro Paese ha pagato più volte in un passato non lontano il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché. Stefano Taché è rimasto ucciso nel vile attentato alla Sinagoga nel 1982 a Roma. Aveva solo due anni Era un nostro bambino, un bambino italiano.
La pratica della violenza in nome della Religione sembrava un capitolo chiuso della nostra storia, da tempo. Va condannato e combattuto chi strumentalizza il proprio Credo, violando il diritto fondamentale alla Libertà religiosa.

Considerare il Terrorismo nell’ottica di scontro tra religioni e civiltà sarebbe, io credo, un grave errore: la minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza, di convivenza.
Per minacce globali servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali. I predicatori di odio e coloro che reputo assassini, utilizzano Internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati che sfuggono per loro stessa natura a una dimensione territoriale.
La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse. Nel salutare il corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo l’auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione.

La lotta al Terrorismo va compiuto con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento: una lotta impegnativa che non può prescindere dalla Sicurezza. Lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura.

Il sentimento della Speranza ha contrassegnato l’Europa del Dopoguerra e della Caduta del muro di Berlino: speranza di libertà di ripresa dopo la Guerra, speranza di affermazione dei ruoli di Democrazia dopo il 1989.
Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità: un approdo sicuro, ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere sfide globali. L’UE rappresenta oggi ancora una volta una prospettiva di speranza e di vera unione politica che va rilanciata senza indugio. L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento degli spazi europei di Libertà, Sicurezza e Giustizia.
Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi: milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa nei diritti e nella democrazia. E’ questa un’emergenza umanitaria grave e dolorosa che deve vedere l’Europa, l’UE più attenta, impegnata e solidale.
L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori ai vari livelli per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.

A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della Pace che vede impegnati i nostri militari in tante missioni dev’essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi.

Alle Forze Armate elemento sempre più essenziale ed efficace della nostra politica estera di sicurezza rivolgo un sincero ringraziamento ricordando quanti hanno perduto al loro vita nell’assolvimento del loro dovere. Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché  la delicata vicenda dei nostri Fucilieri di Marina i cui nomi ben conosciamo, (…) auspichiamo che questa vicenda trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria. Desidero rivolgere un pensiero ai civili, impegnati in zone spesso rischiose nella preziosa opera di cooperazione in zone in via di sviluppo.
I tre italiani Padre Dall’Oglio, Giovanni Lo Corto e Renzo Scaramigli, di cui non si hanno notizie della loro sorte in terre difficili e martoriate a loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di far presto ritorno alle loro case.

Il Presidente conclude con un accorato appello ai presenti: “Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati:
per la nostra gente il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni l’Ospedale, il Municipio, la Scuola, il Tribunale, il Museo…
 Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano rivolgersi con fiducia i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi, i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà, il volto di chi soffre, dei malati e delle loro famiglie che portano sulle spalle carichi pesanti, il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto; il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi; il volto di chi dona con generosità il proprio tempo per gli altri, il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le Ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto.

Sono storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali, religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale: un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una speranza nuova verso un futuro di serenità e di pace”.

Viva la Repubblica, Viva l’Italia!

Dopo un discorso di tale spessore e levatura, cosa rimane da dire? 
Forse il fatto che non sono proprio certa che ci meritiamo ancora un Presidente come questo: tuttavia ne avevamo un bisogno più che mai disperato.
La Speranza è la sola luce che può guidarci nelle ombre del presente e tenerci saldi per affrontare un futuro quanto mai incerto.

Grazie di cuore Presidente, per aver accettato una simile responsabilità sulle spalle in un momento come questo. Speriamo che illuminati dalle Sue parole anche le altre figure istituzionali si possano ispirare ai valori richiamati in questo discorso di insediamento, per diventare finalmente il Paese che dovremmo essere al posto del Paese lacerato e provato che siamo ora.

Viva la Repubblica degli Italiani: onesti, lavoratori e tenaci. Come Lei, come noi.


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