“Il mio corpo, le mie condizioni”. E’ questo lo slogan e il nome di una nuova campagna che spera di innescare il dibattito su temi come sesso, consenso ai rapporti sessuali e vittime di abusi sessuali.
Ideata da Lizzie Marvelly, editore della New Zealand Media Company Villainesse, ha l’obiettivo di combattere, attraverso il confronto pubblico sui social network, le errate percezioni legate alla sessualità. Un esempio riguarda le vittime di stupro,
che spesso finiscono per sentirsi responsabili delle violenze subite,
come se le avessero indotte con il proprio modo di vestirsi o
relazionarsi.
#MyBodyMyTerms si
rivolge a tutti, ma in modo particolare ai giovani e ai giovanissimi,
per far sì che si diffonda una cultura del consenso nei rapporti
sessuali, perché tutti imparino a rispettare le scelte dei partner e le
condizioni che ognuno impone nella tutela del proprio corpo.
“In Nuova Zelanda abbiamo alcune delle peggiori statistiche relative alla violenza sessuale nell’OCSE“, ha dichiarato Lizzie Marvelly all’Huffington Post.
All’età di 16 anni, una ragazza su tre ha avuto un rapporto sessuale non consenziente.
“Con la diffusione della violenza
sessuale in tutto il mondo, soprattutto nei college, e il numero
crescente di casi di porno-vendetta e di mitizzazione del sesso che
incoraggiano la vittima ad auto-incolparsi, è chiaro che abbiamo bisogno
di parlare di questi temi”.
La campagna è stata lanciata con un video a cui hanno partecipato famosi attori neozelandesi, con le parole “Il mio corpo, le mie condizioni“, scritto su diverse parti del loro corpo, in cui ogni testimonial ricorda importanti assunti sul sesso e sul consenso ad avere rapporti sessuali tra cui: “Io rispetto me stesso e mi merito di essere rispettato“, “Fare foto nuda non mi rende una puttana“ e ancora “Se lei sceglie di bere alcolici non è responsabile del tuo crimine“.
Uno dei temi su cui si incentra “My body, my terms” è la c.d. “porno vendetta”, ossia
la diffusione e pubblicazione online di immagini e filmati intimi per
vendicarsi della rottura della relazione da parte del partner.
Nel video viene ribadito che fotografare o filmare i momenti di intimità con il partner, non dà il diritto di diffonderli agli estranei, che la scelta dell’abbigliamento non è un invito all’aggressione o alla violenza e che il sesso senza consenso è stupro.
Lizzie Marvelly ritiene che
#MyBodyMyTerms si occupi di argomenti che colpiscono tutti e su cui
tutti hanno bisogno di riflettere, non solo i giovani: “Penso che sia
molto importante che si parli apertamente di questi temi: confrontarsi
su cos’è il sesso consenziente, ribadire che la pubblicazione di foto
intime per vendetta è un crimine, che non è il modo giusto per superare
la fine di un rapporto e sia utile per rimuovere il pregiudizio di cui è
vittima chi ha subito abusi sessuali”.
Tramite questa campagna, Lizzie Marvelly e Villainesse sperano di incoraggiare le persone ad avere un maggiore senso critico circa le loro opinioni personali sul sesso e in particolar modo sul sesso consenziente.
“Dobbiamo riuscire a rimuovere alcuni dei tabù che circondano questi
argomenti controversi e speriamo di poter creare uno spazio di
discussione aperta e onesta”.
Ma sarebbe il caso di parlare di questi temi ben al di fuori della Nuova Zelanda.
Purtroppo anche in Italia abbiamo numerosi casi di violenza sessuale, di stupro di gruppo di minorenni, nonché la piaga del femminicidio, che
nonostante le numerose campagne portate avanti da associazioni contro
la violenza sulle donne, rimane un problema sociale diffuso da
continuare a combattere.
Emily Raftery
Villainesse
Huffingtonpost
The simple truth