Nel 2014, la città di Seattle fece storia diventando la prima città degli Stati Uniti a passare a un salario minimo di 15 dollari all’ora. Adesso la città è vicina ad un altro importante traguardo politico che potrebbe cambiare radicalmente l’influenza del denaro in politica. Il 3 novembre 2015, gli elettori di Seattle hanno deciso di adottare l’Iniziativa 122, conosciuta anche come l’iniziativa delle “Elezioni oneste”, istituendo di fatto il primo sistema di “vouchers democratici” in America e che offre ai cittadini la facoltà di assegnare finanziamenti pubblici ai candidati di loro scelta.
I sostenitori di questa iniziativa
sostengono che il programma potrebbe aprire la strada ad un maggior
controllo sulle elezioni della città da parte degli elettori. Il voto ha
attirato l’attenzione di molti osservatori secondo i quali tale
decisione potrebbe essere il più importante passo in avanti verso la riforma del finanziamento pubblico delle campagne elettorali americane.
“Seattle sta sviluppando un modo alternativo di facilitare le piccole donazioni”, ha dichiarato a Mic il professore della facoltà di legge di Harvard e candidato presidenziale democratico Lawrence Lessig,
il quale ha fatto della riforma del finanziamento elettorale la
questione centrale della sua campagna, aggiungendo: “E’ il più attraente
sistema di finanziamento pubblico che possiamo sviluppare”.
Ecco come funziona: L’iniziativa
delle “Elezioni oneste” potrà implementare una serie di regolamenti
e legare la campagna di finanziamento a Seattle e le regole di lobbying
attorno al sistema dei vouchers democratici. Secondo questo sistema, ogni elettore iscritto riceverebbe per posta quattro coupon da 25 dollari nel corso di un anno di elezioni, per un totale di 100 dollari. Gli elettori possono donare quel denaro ai candidati eleggibili.
La partecipazione dei candidati è del tutto volontaria. Se questi
decidono di aderire, devono prima raccogliere un numero minimo di
piccole donazioni per qualificarsi. Poi, ogni candidato è libero di
ritirare i buoni e scambiarli in denaro per finanziare la
propria campagna elettorale.
I candidati che partecipano devono rispettare un insieme di regole,
compresi i tetti di spesa (che vanno da 150.000 dollari per distretto
per le elezioni del consiglio della città, a 800.000 dollari per quelle
di sindaco), limiti ai contributi privati, il divieto di raccolta di
fondi per conto di gruppi indipendenti, e la partecipazione obbligatoria
ad almeno tre dibattiti pubblici. Ai candidati è inoltre permesso di
raccogliere fondi da fonti tradizionali, ma le donazioni sono limitate a
250 o 500 dollari, a seconda della sede. A supporto di questa
iniziativa c’è anche una pagina Facebook.
Perché i sostenitori sono entusiasti:
Sebbene precedenti tentativi di riforma del finanziamento delle
campagne elettorali in stati come il Maine e l’Arizona abbiano avuto
risultati contrastanti, i sostenitori pensano che il sistema di voucher
di Seattle sarà diverso. “La ragione di pensare che può diffondersi è
che non c’è nessun altro sistema di finanziamento dei cittadini che è abbastanza democratico o abbastanza intuitivo come questo“, ha dichiarato Alan Durning, direttore esecutivo dell’Istituto Sightline,
un’organizzazione no-profit che ha contribuito a sviluppare
l’iniziativa. Secondo Durning, la forza dell’iniziativa sta nel fatto
che impegna i candidati a bussare alle porte della gente e trascorrere
del tempo a parlare direttamente con gli elettori. “Dal punto di vista
di un candidato, questo è un punto di svolta netto”, ha affermato
Durning. “I candidati hanno ora un modo per portare avanti il loro
mandato e finanziare con successo le proprie campagne perché ogni
elettore in città varrà 100 dollari”.
Altri sostenitori dell’iniziativa affermano che consentirà agli elettori a basso reddito di avere maggiore voce nel processo politico. Il professore alla facoltà di legge di Yale, Bruce Ackerman, è stato co-autore di un libro con Ian Ayres intitolato “Voting With Dollars: A New Paradigm for Campaign Finance” che per primo ha introdotto l’idea dei vouchers democratici. “Chiunque,
anche se al di sotto della soglia di povertà, otterrà 100 dollari per
la democrazia”, ha affermato Ackerman. “Questo è una enorme
responsabilizzazione della gente comune in quanto durante la campagna
elettorale ognuno avrà la consapevolezza di essere un cittadino
democratico”.
I precedenti tentativi di riforma dei
finanziamenti elettorali si sono imbattute in ostacoli costituzionali,
alcuni dei quali analizzati e risolti dalla Corte Suprema. Ma Ackerman
sostiene che il programma di Seattle alzerà l’asticella della legalità
del processo. “Questa proposta è del tutto costituzionale”, ha
affermato. “Se sei un candidato e non vuoi competere per i miei 100
dollari di voucher, e puoi raccogliere 10 milioni di dollari, allora vai
avanti. Quello che stiamo facendo è dare la possibilità di livellare il
campo di gioco”.
Un’apertura per i Millennials:
un altro gruppo che potrebbe beneficiare sono i giovani, che secondo i
sostenitori dell’iniziativa, saranno più incoraggiati a partecipare alla
vita politica. “I Millennials non sono in genere il target per i
candidati politici alla ricerca di finanziatori” ha affermato la 33enne
Brianna Thomas, una degli organizzatori dell’iniziativa per il consiglio
comunale, all’inizio di quest’anno. “Pensano che non hanno i soldi o,
se diversamente li hanno, che non saranno coinvolti. I Millennials
devono essere coinvolti, invece. Siamo stanchi di essere trascurati.
Queste elezioni cercano di dare voce agli elettori comuni”. “La spinta
per questo obiettivo è venuta da gente più giovane”, ha detto Estevan Munoz-Howard,
un altro organizzatore della generazione millenial che è stato uno dei
proponenti dell’iniziativa. “In termini di beneficiari, si parla di
giovani, minoranze e chiunque altro sia sottorappresentato nel governo”.
Ma non tutti sono entusiasti: uno dei gruppi in prima fila a opporsi all’iniziativa di Seattle è quello dei “No election vouchers”, che sostiene che la proposta sia semplicemente inutile. Secondo Robert Mahon, ex presidente del Seattle Ethics, membro della commissione elettorale e rappresentante del partito democratico, “l’iniziativa Elezioni Oneste
suggerisce la corruzione in una città dove non c’è, o almeno, ce n’è
poca. Non abbiamo il problema della permanenza in carica radicata o
della paura del cambiamento che si vede in un sacco di altre realtà.
Questa iniziativa è più l’utilizzo di Seattle come banco di prova per
iniziative che potrebbero essere applicate altrove.”
Mahon e il suo
gruppo sono anche preoccupati per il costo del piano, affermando che
l’iniziativa potrebbe tradursi in una maggior spesa di denaro per le
elezioni. Con le “Honest Elections” di Seattle, il comitato che segue l’iniziativa ha ricevuto circa 900,000 dollari di donazioni da tutto il paese, considerando che l’opposizione ha raccolto 44.000 dollari, secondo le informazioni del sito web di Seattle Ethics e Elections Commission. “Penso
che a causa di questo programma vedremo un cospicuo aumento del denaro
speso per le nostre elezioni”, ha detto Mahon. “Sarà a beneficio degli
stessi interessi che attualmente influenzano il nostro sistema”.
I buoni costeranno a Seattle i 3 milioni di dollari per anno, secondo il testo dell’iniziativa, somma che sarà raccolta attraverso una piccola tassa sulla proprietà. Ma Durning
ha respinto le preoccupazioni circa il costo del programma. “È
sorprendentemente economico”, ha detto. “L’iniziativa è di soli 3
milioni di dollari all’anno. È meno di quanto spende la città in
paesaggistica. Se possiamo permetterci quello, possiamo permetterci anche questo”.
Un modello per il resto della Nazione? A seguito della campagna di successo di Seattle per aumentare il salario minimo, i sostenitori dell’iniziativa Honest Elections ritengono
che la città stia rapidamente diventando un modello per la politica
progressista a livello nazionale. “Questa è la strategia politica più
emozionante che abbiamo visto sul tema”, ha dichiarato a Mic Josh Silver, il direttore di Represent.Us,
un’organizzazione anti-corruzione, che ha finanziato
l’iniziativa. Mentre il Congresso rimane paralizzato, Silver dice che il
cambiamento deve iniziare a livello locale. Vede un parallelo nella
lotta di successo per altre cause progressiste.
“La lotta legata al denaro in politica
sta aprendo una nuova pagina delle regole del gioco per il matrimonio
egualitario e la depenalizzazione della marijuana “, ha detto Silver.
“Si tratta di un approccio strategico promettente che sta cominciando a
giocare fuori in tutto il paese. Dobbiamo andare all’appuntamento
elettorale, proprio come abbiamo visto con il matrimonio omosessuale,
coinvolgere la gente e poi inizieremo a vedere un’ondata di riforme in
tutto il paese”. Thomas afferma che se l’iniziativa passerà, Seattle
sarà un banco di prova per il resto della nazione.
Il tema dei finanziamenti elettorali è attuale anche in Italia,
in cui dopo aver approvato l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai
partiti, si stanno verificando, almeno per quanto riguarda i partiti
tradizionali, una drastica riduzione del personale, oltre che delle sedi
di partito, ormai diventate economicamente insostenibili. Il
finanziamento pubblico nel nostro Paese era stato previsto
principalmente per permettere a chiunque, di qualsiasi estrazione
sociale fosse, di poter sostenere i costi ingenti delle campagne
elettorali. L’ondata di antipolitica che imperversava in questi anni,
acuita dalla crisi economica, ha portato a questa decisione radicale di
abolizione totale. Questa sperimentazione che arriva dagli Stati Uniti
vuole essere una soluzione di maggior partecipazione al processo
democratico da un lato e dall’altro consentire un fundraising più
trasparente e indipendente dal finanziamento privato.
Chissà che il “metodo di Seattle” possa essere una soluzione equilibrata anche per noi?
Articolo pubblicato originariamente su "Stream! Magazine"