Tutte le donne di Prassagora

Tutte le donne di Prassagora
Pride and Prejudice, Jane Austen

martedì 27 gennaio 2015

Giornata della Memoria e il pericolo di omissione di coscienza


Oggi 27 gennaio 2015 ricorre la Giornata della Memoria e il 70°anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945. 
Per l'Italia avremmo potuto scegliere anche il 16 ottobre, data del rastrellamento del ghetto di Roma, quando nel 1943 oltre mille ebrei furono catturati e deportati dall'Italia ad Auschwitz.


A volte mi sento chiedere che senso abbia dedicare una giornata alla memoria della Shoah. 

Mi sento dire che ormai si tratta di un evento del passato che non si ripeterà.
E invece il punto è proprio questo: come possiamo essere certi che un evento del genere non si ripeterà? 


"Se dimentichiamo, non vigiliamo e se non vigiliamo la storia potrebbe ripetersi".



Alla luce dei recenti fatti di Parigi e non solo, con la minaccia incombente e pressante del terrorismo credo che sia ancora fondamentale mantenere viva nelle nostre coscienze il ricordo di ciò che si è permesso che accadesse. 

A questo proposito riporto una lettera particolarmente significativa che Primo Levi scrisse in risposta a una bambina nel 1983.


Lettera di Primo Levi a Monica, 11 anni, che gli aveva chiesto "Come hanno potuto i tedeschi essere così cattivi?".

25/4/83

Cara Monica,

    la domanda che mi poni, sulla crudeltà dei tedeschi, ha dato molto filo da torcere agli storici. A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed è ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi. La cosa più brutta vista in Lager credo sia proprio la selezione che ho descritta nel libro che conosci.

Ti ringrazio per avermi scritto e per l’invito a venire nella tua scuola, ma in questo periodo sono molto occupato, e mi sarebbe impossibile accettare. Ti saluto con affetto

Primo Levi


Il nemico vero adesso è proprio l'Indifferenza, l'ignoranza volontaria che relega la memoria di ciò che è stato, in una nebbia indistinta in cui il ricordo di eventi terribili diventa sbiadito.



Ancora oggi vi sono persone nel mondo che seguono le teorie negazioniste di alcuni intellettualoidi i quali anche di fronte alle prove storiche dei fatti terribili accaduti, negano l'evidenza, negano la verità anche sotto ai loro occhi. Si tratta di ciechi che non vogliono vedere.



Vi chiederete, come mi sono chiesta anch'io, - Ma perchè? -

Il motivo temo sia per comodità e interesse, per pigrizia intellettuale. A volte ciò che non vogliamo vedere fingiamo non esista pensando di poter evitare di notare l'elefante nella ben nota cristalleria.
Questo comportamento però racchiude in sè qualcosa di molto più grave di quanto non potrebbe sembrare all'apparenza: l'ostinazione a voler vedere solo ciò che si vuole, a negare la comprensione della verità storica per non assumersi colpe scomode credendo che attraverso la negazione e l'indifferenza di potersi autoassolvere dalle responsabilità. Quindi vi sono ancora gruppi organizzati di neonazisti e di neofascisti, persone che hanno il busto di Mussolini in casa e nostalgici di Hitler che inneggiano ai tempi delle leggi razziali.


Spesso davanti a queste persone chi non è d'accordo, tace, non risponde. Tuttavia il silenzio a volte può apparire acconsentire alle teorie negazioniste e diventare in tal modo una pericolosa "omissione di coscienza".


Nessun commento:

Posta un commento